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Prima Che Senta
Blake Pierce


Un Mistero di Mackenzie White #6
In PRIMA CHE SENTA (Un Mistero di Mackenzie White – Libro 6), all’agente speciale dell’FBI Mackenzie White viene affidato un caso che la lascia sbalordita: le vittime sono tutte cieche. Questo significa forse che anche l’assassino è cieco?Immersa nel mondo dei non vedenti, Mackenzie fatica a comprendere, sentendosi come un pesce fuor d’acqua mentre attraversa il Paese in lungo e in largo per parlare con badanti, case-famiglia, bibliotecari, esperti e psicologi. Ma neppure con l’aiuto delle menti più brillanti Mackenzie riesce a fermare la furia omicida del killer. Ha infine trovato un avversario del suo livello?Thriller-noir psicologico dalla suspense mozzafiato, PRIMA CHE ABBIA SENTA è il libro #6 in una nuova, avvincente serie – con un nuovo, irresistibile personaggio – che vi terrà incollati alle pagine fino a tarda notte. Di Blake Pierce è anche disponibile il best-seller IL KILLER DELLA ROSA (Un Mistero di Riley Paige – Libro #1), con più di 900 recensioni da cinque stelle, da scaricare gratuitamente!







P R I M A C H E S E N T A



(UN MISTERO DI MACKENZIE WHITE — LIBRO 6)



B L A K E P I E R C E


Blake Pierce



Blake Pierce è l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAGE, che si compone (al momento) di dieci libri. Blake Pierce è anche autore della serie dei misteri di MACKENZIE WHITE, composta (al momento) da sei libri; della serie dei misteri di AVERY BLACK, composta (al momento) da cinque libri; della nuova serie dei misteri di KERI LOCKE, che (al momento) si compone di quattro libri.

Avido lettore e appassionato da sempre di gialli e thriller, Blake riceve con piacere i vostri commenti, perciò non esitate a visitare la sua pagina www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com) per saperne di più e restare in contatto con l’autore.



Copyright © 2016 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. Ad eccezione di quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né archiviata in un database o un sistema di recupero senza aver prima ottenuto il consenso dell’autore. La licenza di questo e-book è concessa solo ad uso personale. Questo e-book non può essere rivenduto o ceduto a terzi. Se si desidera condividere il libro con altre persone, si prega di acquistare una copia per ciascun destinatario. Se state leggendo questo libro senza averlo acquistato, oppure senza che qualcuno lo abbia acquistato per voi, siete pregati di restituire questa copia e acquistarne una. Vi ringraziamo per il rispetto nei confronti del lavoro dell’autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono frutto dell’immaginazione dell’autore, oppure sono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza a persone reali, in vita o decedute, è puramente casuale. Copyright immagine di copertina KN, concessa su licenza di Shutterstock.com.


LIBRI DI BLAKE PIERCE



I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)



I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)



I MISTERI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER CORRERE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)

UNA RAGIONE PER SALVARE (Libro #5)



I MISTERI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)


INDICE

PROLOGO (#u009a012b-12b4-5d4a-a22a-3b59f05513f9)

CAPITOLO UNO (#u4d22ee88-9c0e-513a-9373-0ad6fc5298f8)

CAPITOLO DUE (#ub1a87940-fb57-542b-873c-627375ce8a5f)

CAPITOLO TRE (#ue6017d1d-05a7-53d4-ae06-3515eb5a4233)

CAPITOLO QUATTRO (#ucd9a61e3-3b67-5d4b-a014-47aa29d4fe21)

CAPITOLO CINQUE (#u7a324d02-404c-55b2-a566-031c2f22c653)

CAPITOLO SEI (#u41e0041a-19fb-519d-a547-31c21e68f2ed)

CAPITOLO SETTE (#ucf66be16-2a5d-5c9d-841e-4b53b82032d5)

CAPITOLO OTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO NOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTITRГ€ (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTICINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTINOVE (#litres_trial_promo)




PROLOGO


Aveva letto quel libro almeno una decina di volte, ma andava bene così. Era un buon libro e lui era arrivato addirittura a dare ad ogni personaggio una voce diversa. Certo, aiutava che fosse uno dei suoi libri preferiti: Il Popolo dell’Autunno, di Ray Bradbury. Alla maggior parte della gente poteva sembrare uno strano libro da leggere agli ospiti di una casa per ciechi, ma tutti quelli a cui l’aveva letto sembravano averlo apprezzato.

Si stava avvicinando alla conclusione, e la sua ascoltatrice lo stava divorando. Ellis, una donna di cinquantasette anni, gli aveva raccontato di essere cieca dalla nascita e di aver passato gli ultimi undici anni in quella struttura, dopo che il figlio aveva deciso di disfarsi di quel peso, mandandola alla Casa per Ciechi Wakeman.

Lui piacque subito a Ellis, che in seguito gli rivelГІ che raccontava a poche persone di lui, perchГ© le piaceva averlo per sГ©. E a lui stava bene. Anzi, era praticamente perfetto.

E soprattutto, circa tre settimane prima Ellis aveva insistito per allontanarsi dalla casa; voleva godersi il racconto all’aria aperta, con il vento in faccia. E, anche se quel giorno non soffiava alcun vento – anzi, c’era un caldo spossante – per lui andava bene. Erano seduti in un piccolo roseto a poco meno di un chilometro dalla struttura. Ellis aveva detto che era un luogo che visitava spesso. Le piacevano il profumo delle rose e il ronzare delle api.

E adesso anche la voce di lui che leggeva il racconto di Ray Bradbury.

Era contento di piacerle così tanto. Per lui era lo stesso. Ellis non interrompeva la sua lettura con decine di domande, come invece facevano gli altri. Lei si limitava a starsene seduta lì, con lo sguardo fisso su un punto che non era mai riuscita a vedere, e pendeva dalle sue labbra ad ogni parola.

Dopo aver finito un capitolo, guardò l’orologio. Era già rimasto dieci minuti in più rispetto al suo solito. Non aveva altre persone a cui far visita quel giorno, ma aveva programmi per la serata.

Mettendo un segnalibro tra le pagine, chiuse il libro. Senza la storia a distrarlo, si accorse di quanto fosse soffocante il caldo del sud.

“Abbiamo finito per oggi?” chiese Ellis.

Lui sorrise a quella domanda. Non smetteva mai di meravigliarsi di quanto fossero sviluppati gli altri sensi, quando la vista veniva a mancare. Ellis l’aveva sentito spostarsi sulla piccola panchina al centro del giardino, poi aveva sentito il suono attutito del libro che veniva posato sulle sue gambe.

“Sì, temo di sì” le disse. “Ti ho già trattenuta dieci minuti in più del solito.”

“Quanto manca alla fine del libro?” volle sapere la donna.

“Una quarantina di pagine. La settimana prossima lo finiamo. Per te va bene?”

“Mi sembra perfetto” disse lei, poi corrugò leggermente la fronte e aggiunse. “Ti dispiace se ti chiedo... ecco, insomma... è una cosa stupida, ma...”

“No, ve bene, Ellis.”

Si avvicinò e lasciò che lei gli toccasse il viso. Ellis gli percorse il volto con le mani. Lui capiva il bisogno della donna (ed Ellis non era la prima donna che lo faceva), ma lo trovava ancora strano. Accennando un breve sorriso, Ellis finì di studiarlo per poi togliere le mani,

“Grazie” gli disse. “E grazie anche per la lettura. Hai già un’idea del prossimo libro?”

“Dipende da cosa ti va di sentire.”

“Un classico, forse?”

“Questo è di Ray Bradbury” disse lui. “Dei libri che ho è quello che più si avvicina a un classico. Dovrei avere Il signore delle mosche da qualche parte.”

“È quello sui bambini dispersi su un’isola, vero?”

“In breve, sì.”

“Mi sembra okay. Però questo... Il popolo dell’autunno è brillante. Ottima scelta!”

“Già, è uno dei miei preferiti.”

Era grato che la donna non potesse vedere il sorriso subdolo sul suo viso.

Prese il suo libro, usurato dagli anni di utilizzo; l’aveva aperto per la prima volta circa trent’anni prima. Aspettò che lei si alzasse insieme a lui porgendole il braccio, come se fossero ad un appuntamento. Ellis aveva con sé il bastone, ma raramente lo usava.

La passeggiata di ritorno alla Wakeman era breve. A lui piaceva guardare l’espressione concentrata sul volto di lei mentre iniziava a camminare. Si chiedeva come fosse dipendere dagli altri sensi. Doveva essere estenuante muoversi in un mondo che non potevi vedere.

Mentre studiava il suo viso sperГІ, piГ№ di ogni altra cosa, che a Ellis fosse piaciuto quello che aveva sentito del libro.

Lo strinse nella mano, quasi dispiaciuto che Ellis non avrebbe mai scoperto come andava a finire.



*

Ellis si ritrovò a pensare ai giovani ragazzi de Il popolo dell’autunno. Nel libro era ottobre. Avrebbe davvero voluto che fosse ottobre, invece... era la fine di luglio nel sud della Virginia, e non credeva che potesse fare più caldo di così. Nonostante avesse aspettato il crepuscolo per la sua passeggiata, la temperatura era ancora di trentadue gradi, secondo la voce di Siri, sul suo iPhone.

Ormai conosceva bene Siri. Era un ottimo modo per passare il tempo. Ellis ascoltava la sua voce robotica inondarla di curiositГ , aggiornamenti meteo e risultati sportivi.

C’erano delle persone nella casa che si intendevano di tecnologia e che si accertavano che tutti i suoi dispositivi elettronici fossero aggiornati. Aveva un MacBook con iTunes e una libreria musicale piuttosto ricca. Aveva anche la versione più recente dell’iPhone e un’app all’avanguardia che rispondeva ad un apparecchio che le permetteva di interagire in braille.

Siri le aveva appena comunicato che c’erano trenta gradi. Sembrava impossibile, dato che erano quasi le 19:30. Ah be’, pensò, un po’ di sudore non ha mai fatto male a nessuno.

Pensò di rinunciare alla passeggiata. La faceva almeno cinque volte alla settimana e quel giorno era già uscita una volta per incontrare l’uomo che leggeva per lei. Non aveva bisogno di movimento fisico, ma... be’, aveva certi rituali e abitudini. La facevano sentire normale, sana di mente. In più, il pomeriggio aveva un suono tutto suo, quando il sole tramontava. Poteva avvertirlo, udiva come una bassa vibrazione elettrica nell’aria, mentre il mondo si faceva silenzioso e il crepuscolo avanzava, incalzato dalla notte.

Decise di andare a fare quella passeggiata. Due persone nella casa la salutarono. Erano voci familiari, una annoiata, l’altra un po’ più allegra. Si godette la sensazione dell’aria fresca in viso uscendo nel cortile principale.

“Dove diamine te ne vai, Ellis?”

Era un’altra voce familiare, quella del direttore della Wakeman, un gioviale uomo di nome Randall Jones.

“La mia solita passeggiata” rispose.

“Ma c’è così caldo! Fai presto, non vorrei che svenissi!”

“O che sforassi il mio ridicolo coprifuoco” disse lei.

“Sì, anche” disse Randall con scherno.

Continuò a camminare, avvertendo l’opprimente presenza della casa allontanarsi alle sue spalle. Percepiva uno spazio aperto davanti a sé, il prato che l’aspettava. Al di là c’era il marciapiede e, meno di un chilometro più avanti, il giardino di rose.

Ellis detestava l’idea di avere un coprifuoco a quasi sessant’anni. Ne capiva la necessità, ma la faceva sentire ancora una bambina. Eppure, nonostante non ci vedesse, se la passava piuttosto bene alla casa per ciechi Wakeman. C’era anche quell’uomo che veniva a leggere per lei una volta a settimana, a volte due. Sapeva che leggeva anche ad altri ospiti, ma si trovavano in altre strutture. Lì alla Wakeman, lei era l’unica e questo la faceva sentire speciale. Come se fosse la sua preferita. Si era lamentato con lei che agli altri piacevano solo i romanzi rosa, o banali best-seller. Invece con Ellis poteva leggere cose che gli piacevano. Due settimane prima avevano terminato la lettura di Cujo, di Stephen King. E adesso c’era quel libro di Bradbury e...

Si fermГІ, inclinando leggermente la testa.

Credeva di aver sentito qualcosa vicino a lei. Ma dopo essersi fermata, aveva smesso.

Probabilmente è solo un animale nei boschi alla mia destra, pensò. Dopotutto erano nel sud della Virginia... c’erano un sacco di boschi e animaletti che ci vivevano.

AgitГІ il bastone davanti a sГ©, trovando quasi conforto nel suo familiare clic clic mentre sbatteva sul marciapiede. Anche se ovviamente non aveva mai visto il marciapiede o la strada, li aveva sentiti descrivere numerose volte. Aveva anche composto una specie di immagine mentale, unendo gli odori alle descrizioni di fiori e alberi che il personale della casa le aveva fatto.

Nel giro di cinque minuti, riuscì a sentire il profumo delle rose che si trovavano parecchi metri più avanti. Poteva udire le api ronzare lì attorno. A volte aveva la sensazione di riuscire a percepire persino il loro odore, un misto di polline e miele.

Conosceva la strada per il roseto talmente bene che l’avrebbe potuta percorrere anche senza il suo bastone. Negli undici anni che si trovava lì, l’aveva seguita almeno un migliaio di volte. Andava lì per riflettere sulla sua vita, su come le cose fossero diventate così difficili che il marito l’aveva lasciata quindici anni prima e suo figlio undici. Quel bastardo dell’ex marito non le mancava neanche un po’, però le mancava la sensazione delle mani di un uomo su di sé. Se era onesta con se stessa, era uno dei motivi per cui le piaceva toccare il viso dell’uomo che leggeva per lei. Aveva un mento forte, zigomi alti e una parlata strascicata tipica del sud che era molto piacevole da ascoltare. Le avrebbe potuto leggere l’elenco telefonico e sarebbe stato comunque gradevole.

Stava pensando a lui quando si accorse di essere arrivata al giardino. L’asfalto era duro sotto i suoi piedi, ma tutto il resto davanti a lei era soffice e invitante. Si fermò per un momento e scoprì che, come capitava solitamente al pomeriggio, aveva il posto tutto per sé. Non c’era nessun altro.

Si fermГІ di nuovo. Aveva sentito qualcosa alle sue spalle.

Riesco anche a percepirlo, pensГІ.

“Chi c’è?” chiese.

Non ottenne risposta. Era uscita così tardi perché sapeva che il giardino sarebbe stato deserto. Ben pochi uscivano dopo le sei di sera, perché la città di Stateton, dove si trovava la Wakeman, era un posto minuscolo. Quando era uscita, quindici minuti prima, non aveva sentito nessuno, né in cortile, né sul marciapiede. C’era la possibilità che qualcuno volesse coglierla di sorpresa per spaventarla, ma sarebbe stato rischioso. In quella città c’erano gravi conseguenze per comportamenti del genere e le forze dell’ordine non sentivano ragioni quando si trattava di far rispettare la legge, soprattutto quando si trattava di adolescenti e bulli che se la prendevano con i disabili.

Ma eccolo di nuovo.

Sentì il rumore, e la sensazione che ci fosse qualcuno si accentuò. Fiutava l’odore di qualcuno. Ma non era affatto un odore sgradevole, anzi, era familiare.

Fu percorsa da un brivido di paura e aprì la bocca per gridare.

Prima che potesse farlo, avvertì un’immensa pressione intorno alla gola. Sentì anche qualcos’altro che emanava dalla persona come calore.

Odio.

Annaspò, senza riuscire a parlare, urlare o respirare, e sentì le ginocchia cederle.

La pressione intorno alla sua gola si intensificò e la sensazione di odio sembrò penetrare in lei, mentre il dolore si diffondeva nel suo corpo e, per la prima volta, Ellis ringraziò di essere cieca. Mentre sentiva la vita scivolare via dal proprio corpo, fu sollevata di non poter vedere il volto del male. Davanti ai suoi occhi c’era solo quell’oscurità fin troppo familiare, che le dava il benvenuto in qualunque luogo l’attendesse dopo quella vita.




CAPITOLO UNO


Mackenzie White, sempre in movimento, era perfettamente felice di essere confinata nella sua piccola postazione. Era stata persino più contenta quando, tre settimane prima, McGrath l’aveva chiamata per dirle che c’era un ufficio vacante grazie ad un giro di licenziamenti da parte del governo, e che era suo se lo desiderava. Aveva aspettato un paio di giorni e, quando nessun altro l’aveva preso, si era fatta avanti e vi si era trasferita.

L’ufficio era scarsamente arredato, con solo una scrivania, una lampada da terra, una piccola libreria e due sedie. Appesa alla parete c’era una grande lavagna bianca. In quel momento la stava fissando, dopo essersi concessa una pausa dal rispondere alle email e fare telefonate nel tentativo di scoprire i dettagli di un caso in particolare.

Era un vecchio caso... collegato al biglietto da visita che teneva sulla lavagna, appeso con una calamita:



Antiquariato Barker



Era il nome di un negozio che apparentemente non era mai esistito.

Ogni pista investigativa che saltava fuori finiva sempre per rivelarsi un buco nell’acqua. Ad un certo punto avevano creduto di aver scoperto dove fosse, quando l’agente Harrison aveva scovato un possibile collegamento a New York. Invece si era rivelato essere solo un signore che vendeva imitazioni di pezzi d’antiquariato nel suo garage nei tardi anni ’80.

Eppure, Mackenzie aveva la sensazione di essere vicinissima a scoprire qualche filo che l’avrebbe portata alle risposte che cercava, risposte che riguardavano la morte del padre, all’apparenza collegata ad un altro omicidio avvenuto più di recente, appena sei mesi prima.

CercГІ di tenersi stretta quella sensazione di essere vicina a qualcosa che per il momento restava invisibile pur essendo proprio davanti ai suoi occhi. Doveva farlo, in giornate come quella, quando aveva visto tre possibili piste sfumare dopo una serie di telefonate ed email.

Quel biglietto da visita era diventato per lei come il pezzo di un puzzle. Lo fissava ogni giorno, cercando di farsi venire in mente una strategia che non aveva ancora provato.

Era così presa che, quando qualcuno bussò alla porta, sussultò. Si voltò e vide Ellington sulla soglia, che si guardava attorno.

“L’ufficio non ti si addice ancora.”

“Lo so” disse Mackenzie. “Mi sento un impostore. Entra.”

“Ah, non ho molto tempo” disse lui “mi chiedevo soltanto se ti andasse di uscire a pranzo.”

“Perché no?” rispose lei. “Vediamoci di sotto tra una mezz’oretta e...”

Il telefono sulla sua scrivania si mise a squillare, interrompendola. Guardò il display e vide che era la linea di McGrath. “Un secondo” gli disse “è McGrath.”

Ellington annuì e fece un’espressione giocosamente seria.

“Pronto, agente White.”

“White, sono McGrath. Devo vederla nel mio ufficio il prima possibile per un nuovo incarico. Trovi Ellington e porti anche lui.”

Lei aprì la bocca per dire Sì, signore, ma McGrath riattaccò prima che riuscisse a emettere anche solo un suono.

“A quanto pare il pranzo dovrà aspettare” gli disse. “McGrath vuole vederci.”

Si scambiarono uno sguardo impacciato, colti dallo stesso pensiero. Si erano chiesti spesso per quanto sarebbero riusciti a tenere la loro relazione segreta ai colleghi, ma specialmente a McGrath.

“Secondo te lo sa?” le chiese Ellington.

Mackenzie si strinse nella spalle. “Non lo so. Però ha detto che deve vederci per un incarico. Quindi, anche ammesso che lo sappia, apparentemente non è il motivo per cui ci vuole parlare.”

“Allora andiamo a scoprire di cosa si tratta” disse Ellington.

Mackenzie spense il computer e si unì a Ellington mentre raggiungevano l’ufficio di McGrath. Provò a dire a se stessa che non le importava se McGrath sapesse della loro relazione. Non era motivo di sospensione o cose del genere, però se l’avesse scoperto, con tutta probabilità non li avrebbe più fatti lavorare insieme.

Perciò, anche se si sforzava di non pensarci, in fondo in fondo c’era un po’ di preoccupazione. Si sforzò di scacciarla mentre si avvicinavano all’ufficio di McGrath e cercava di proposito di camminare il più lontana possibile da Ellington.



***

McGrath li studiò con sospetto mentre si sedevano di fronte alla sua scrivania. Mackenzie ormai era abituata a sedersi lì, per subire una ramanzina o per essere elogiata da McGrath. Si chiese quale delle due cose l’aspettava, prima di ricevere il nuovo incarico.

“Allora, prima occupiamoci di questioni interne” esordì McGrath. “Ormai è chiaro che tra voi due c’è qualcosa. Non so se sia solo un flirt o una relazione... e sinceramente non mi importa. Ma questo è il mio primo e unico avvertimento. Se questa storia interferirà con il vostro lavoro, non vi metterò più a lavorare in coppia. E sarebbe davvero un peccato, visto che insieme lavorate davvero bene. Mi sono spiegato?”

Mackenzie non vedeva la necessità di negare. “Sì, signore.”

Ellington le fece eco e Mackenzie sorrise quando vide che pareva in imbarazzo. ImmaginГІ che non fosse abituato ad essere ripreso da un superiore.

“Adesso che ci siamo tolti quella questione di torno, passiamo al caso” disse McGrath. “Abbiamo ricevuto una telefonata dallo sceriffo di una piccola cittadina meridionale chiamata Stateton. Là si trova una casa per ciechi, e a quanto ho capito non c’è molto altro là. Ieri sera una donna non vedente è stata uccisa molto vicino alla struttura. E, anche se è già tragico di suo, è il secondo omicidio di una persona cieca in Virginia negli ultimi dieci giorni. In entrambi i casi sembra esserci un trauma al collo, il che indica uno strangolamento, oltre a un’irritazione intorno agli occhi.”

“Anche la prima vittima era ospite di una casa di riposo?” chiese Mackenzie.

“Sì, anche se molto più piccola, a quanto ho appreso. All’inizio si era ipotizzato che l’assassino fosse un famigliare, ma in meno di una settimana è stata dimostrata l’innocenza di tutti i membri. Con una seconda vittima non vedente, è da escludersi che si tratti di una coincidenza. Quindi spero capirete l’urgenza della situazione. Sinceramente, mi sembra che quella cittadina sia inquietante. Non ci sono molte persone là, perciò dovrebbe essere più facile trovare un sospettato velocemente. Voglio assegnare questo caso a voi due perché mi aspetto che lo chiudiate entro quarantotto ore. Meno sarebbe anche meglio.”

“L’agente Harrison non è coinvolto?” chiese Mackenzie. Si sentiva quasi in colpa, dato che non parlava con lui da quando la madre era morta. Anche se non le era mai sembrato un vero e proprio partner, lo rispettava.

“L’agente Harrison è impegnato altrove” disse McGrath. “Per questo caso sarà una risorsa per voi... si occuperà di ricerche, contatti, cose del genere. Si sente a disagio a lavorare insieme all’agente Ellington?”

“Niente affatto, signore” disse, rimpiangendo di averlo chiesto.

“Bene. Qualcuno alle risorse umane vi prenoterà una stanza a Stateton. Non sono un idiota... perciò ho chiesto solo una stanza. Comunque vada a finire la vostra storia, almeno intanto possiamo risparmiare sul costo dell’alloggio.”

Mackenzie non era sicura se quello fosse un tentativo di McGrath di fare dello spirito. Era difficile a dirsi, poiché quell’uomo sembrava non sorridere mai.

Mentre si alzavano per mettersi al lavoro sul caso, Mackenzie si rese conto di quanto fosse stata vaga la risposta di McGrath riguardo Harrison. Г€ impegnato altrove, si ripetГ© Mackenzie. Cosa vorrebbe dire?

Tuttavia, non era una cosa di cui doveva preoccuparsi lei. La priorità era concentrarsi su quel caso, che McGrath pretendeva risolvessero in così breve tempo. Sentiva già dentro di sé la voglia di affrontare la nuova sfida, impaziente di iniziare subito.




CAPITOLO DUE


Mackenzie si sentì percorrere da un brivido mentre Ellington guidava lungo la Route 47, addentrandosi nel cuore della Virginia rurale. Campi di granturco spuntavano qua e là ad interrompere la monotonia dei boschi. Il loro numero non si avvicinava minimamente a quello a cui era abituata in Nebraska, ma la loro vista la metteva ancora un po’ a disagio.

Fortunatamente, più si avvicinavano alla cittadina di Stateton, meno campi si vedevano. Al loro posto c’erano acri di terreno disboscato di recente ricavarne legname. Facendo delle ricerche sulla zona durante le quattro ore e mezza di viaggio, Mackenzie aveva visto che c’era un distributore piuttosto grande di legname, in una città lì vicino. A Stateton, invece, c’erano solo la Casa per Ciechi Wakeman, qualche negozio di antiquariato e poco altro.

“Hai imparato altro sul caso che dovrei sapere? Sai com’è, guidando è difficile leggere tutte le email che arrivano.”

“No, niente” rispose lei. “A quanto pare dovremo procedere come al solito, facendo visita ai famigliari, alla casa di cura e cose del genere.”

“Andare dai parenti... dovrebbe essere facile, in una minuscola cittadina incestuosa come questa, eh?”

Subito era scioccata, poi però lasciò correre. Dopo alcune settimane che stavano insieme e potevano definirsi una coppia, Mackenzie aveva imparato che Ellington aveva uno spiccato senso dell’umorismo, anche se a volte poteva essere pungente.

“Hai passato molto tempo in un posto così?” gli chiese Mackenzie.

“Al campeggio estivo” disse Ellington. “È una parte della mia adolescenza che vorrei davvero dimenticare. E tu? Era così in Nebraska?”

“Non esattamente, anche se a volte era desolato. Ci sono momenti in cui credo di preferire la tranquillità che c’è in luoghi come questo, rispetto al traffico e alla folla di Washington.”

“Sì, credo di capirti.”

Era divertente per Mackenzie poter conoscere meglio Ellington senza le costrizioni di un appuntamento tradizionale. Piuttosto che conoscersi durante una cena elegante o lunghe passeggiate nel parco, si erano conosciuti durante i viaggi in auto e il tempo passato negli uffici dell’FBI. E a lei era piaciuto ogni istante. A volte si domandava se si sarebbe mai stufata di conoscerlo.

Per il momento non le sembrava possibile.

Davanti a loro, un cartello sul ciglio della strada dava il benvenuto a Stateton, città della Virginia. Una semplice strada a due corsie si addentrava tra gli alberi. Alcune case con i loro prati interruppero la monotonia della foresta per pochi chilometri, prima che si mostrassero segni di una vera città. Superarono una sudicia tavola calda, un barbiere, due negozi di antiquariato, un negozio di forniture agricole, due mini-market, un ufficio postale e poi, tre chilometri più avanti, un edificio dalla forma perfettamente quadrata, appena fuori dalla strada principale. Un’insegna dall’aspetto militare informava che si trattava del Dipartimento di Polizia e Penitenziario della Contea di Stateton.

Ellington si rivolse a lei, chiedendo: “Ti è mai capitato di vedere il commissariato e il carcere nello stesso edificio?”

“Qualche volta, in Nebraska” rispose. “Credo che sia abbastanza comune in luoghi come questo. La prigione più vicina a Stateton si trova a Petersburg, ovvero a più di cento chilometri di distanza.”

“Gesù, questo posto è davvero minuscolo. Dovremmo riuscire a chiudere il caso piuttosto velocemente.”

Mackenzie annuì mentre Ellington svoltava nel parcheggio dell’edificio in mattoni che sembrava sorgere in mezzo al nulla.

Quello che pensava e che non disse era: spero che tu non ci abbia appena portato iella.



***

Mackenzie avvertì l’odore del caffè misto a qualcosa tipo Febreeze quando entrarono nel piccolo atrio dell’edificio. Dentro sembrava abbastanza bello, ma era una costruzione datata. A tradirne l’età erano le crepe nell’intonaco del soffitto e la moquette lisa. Un’enorme scrivania era vicina alla parete dall’altra parte della stanza e, nonostante sembrasse vecchia quanto l’edificio, sembrava ben curata.

Un’anziana signora era dietro la scrivania, sfogliando un grosso raccoglitore ad anelli. Quando sentì Ellington e Mackenzie entrare, sollevò la testa con un gran sorriso. Era un bel sorriso, ma tradiva la sua età. Mackenzie ipotizzò che avesse quasi settant’anni.

“Siete gli agenti dell’FBI?” chiese la signora.

“Esatto, signora” disse Mackenzie. “Io sono l’agente White e questo è il mio partner, l’agente Ellington. C’è lo sceriffo?”

“Sì” rispose quella. “Mi ha chiesto di farvi andare direttamente nel suo ufficio. È piuttosto impegnato al telefono per quest’ultima, tremenda morte. Seguite il corridoio alla vostra sinistra. Il suo ufficio è l’ultima porta a destra.”

Seguirono le sue indicazioni e, mentre si incamminavano lungo il lungo corridoio che si addentrava nell’edificio, Mackenzie si stupì del silenzio che vi regnava. Erano nel mezzo di un caso di omicidio, si sarebbe aspettata che il posto brulicasse di attività, anche se era immerso nel nulla.

Mentre raggiungevano la fine del corridoio, Mackenzie notò alcuni cartelli appesi alle pareti. Uno diceva: L’accesso al carcere richiede il tesserino. Un altro: Tutte le visite devono essere approvate dagli agenti della contea! Il permesso dev’essere presentato al momento della visita!

La sua mente iniziò a perdersi, riflettendo su tutte le regole che dovevano esserci perché un commissariato e il penitenziario coesistessero nella stessa sede. Lo trovava piuttosto affascinante. Prima potesse indugiare ancora su quei pensieri, avevano raggiunto l’ufficio in fondo al corridoio.

Nella vetrata nella parte superiore della porta era scritto a caratteri dorati Sceriffo Clarke. La porta era socchiusa, così Mackenzie la aprì e sentì una burbera voce maschile. Affacciandosi, vide dietro la scrivania un uomo tarchiato che parlava al telefono. Sulla sedia in un angolo era seduto un altro uomo, che digitava furiosamente qualcosa sul cellulare.

L’uomo alla scrivania – presumibilmente lo sceriffo Clarke – smise di parlare quando lei aprì la porta.

“Un minuto, Randall” disse al telefono, poi coprì la cornetta con una mano e spostò lo sguardo alternativamente da Mackenzie ad Ellington.

“Siete i federali?” chiese.

“Sì” confermò Ellington.

“Grazie a Dio” sospirò. “Datemi un secondo.” Tolse la mano dalla cornetta e terminò la conversazione. “Senti Randall, è appena arrivata la cavalleria. Sei libero tra quindici minuti? Sì? Ok, bene, a dopo.”

L’uomo tarchiato riattaccò e si alzò dalla scrivania. Tese una mano grassoccia verso di loro, prima a Ellington. “Piacere di conoscervi” disse. “Sono lo sceriffo Robert Clarke.” Poi indicò con un cenno del capo l’uomo seduto nell’angolo. “E quello è l’agente Keith Lambert. Il mio vice al momento è di pattuglia, in cerca di qualche indizio per questo cazzo di casino.”

Dopo aver finito di stringere la mano ad Ellington pareva essersi dimenticato di Mackenzie, tendendole la mano quasi come un ripensamento. Mackenzie la strinse facendo le presentazioni, sperando così di fargli capire che era capace di condurre le indagini al pari degli uomini presenti. Le sembrava che fossero tornati certi vecchi fantasmi di quando era in Nebraska.

“Sceriffo Clarke, sono l’agente White e questo è l’agente Ellington. Sarà lei il nostro contatto qui a Stateton?”

“Tesoro, farò di tutto per voi, finché sarete qui” disse lui. “Le forze di polizia di tutta la contea ammontano a ben dodici persone. Tredici, se si conta Frances alla reception. Con un killer a piede libero, siamo decisamente in pochi.”

“Bene, allora vediamo cosa possiamo fare per alleviare il vostro peso” disse Mackenzie.

“Magari fosse così semplice” ribatté lui. “Anche se risolvessimo questa cosa oggi, avrò metà del comitato di vigilanza della contea attaccato al culo.”

“Come mai?” volle sapere Ellington.

“Be’, i notiziari locali hanno imparato chi era la vittima. Ellis Ridgeway. La madre di un viscido politico emergente. Si dice che entro cinque anni potrebbe riuscire a entrare al Senato.”

“E chi sarebbe?” chiese Mackenzie.

“Langston Ridgeway. Ventotto anni e si crede John Fottuto Kennedy.”

“Ah sì?” disse Mackenzie, in parte stupita che quel particolare non fosse emerso dai verbali.

“Già. Come abbiano fatto i giornali a ottenere questa informazione è un mistero. Il più delle volte non riescono a scrivere un articolo corretto.”

“Ho visto le indicazioni per la Casa per Ciechi Wakeman mentre venivamo qui” disse Mackenzie. “È a soli dieci chilometri da qui, vero?”

“Esatto” confermò Clarke. “Stavo giusto parlando con Randall Jones, il direttore. Era con lui che ero al telefono quando siete entrati. Adesso si trova nella casa, per rispondere a tutte le vostre domande. Prima fate meglio è, la stampa e alcuni pezzi grossi gli stanno già col fiato sul collo.”

“Bene, allora ci andiamo subito” disse Mackenzie. “Lei viene con noi?”

“Non esiste, tesoro. Sono già impantanato qui. Se volete, potete tornare qui quando avrete finito con Randall. Farò quello che posso per aiutarvi, ma sul serio... vorrei che ve la sbrigaste da soli.”

“Nessun problema” disse Mackenzie. Non era ben sicura di come gestire Clarke. Era schietto e senza mezzi termini, il che era un bene. Inoltre, sembrava piacergli condire le sue frasi di parolacce. Pensò anche che non la chiamava tesoro a mo’ di insulto. Faceva parte dello strano fascino del sud.

Senza contare che era a dir poco stressato.

"Torneremo appena avremo finito alla casa" disse Mackenzie. "Ci chiami se salta fuori qualcosa di nuovo prima di allora.”

"Naturalmente" disse Clarke.

Nell' angolo, mentre continuava a scrivere al cellulare, l’agente Lambert bofonchiò un saluto.

Dopo aver trascorso meno di tre minuti nell'ufficio dello sceriffo Clarke, Mackenzie ed Ellington ripercorsero il corridoio uscendo nell’atrio, dove la signora di prima, che Mackenzie immaginò fosse Frances, li salutò agitando una mano.

"Be ', ГЁ stato... interessante", commentГІ Ellington.

“Quell'uomo non sa più dove prender. Dagli tregua".

"Ti piace solo perchГ© ti chiama tesoro" la stuzzicГІ Ellington.

"Quindi?" disse sorridendo.

"Potrei cominciare anch’io a chiamarti così, tesoro."

"Ti prego, evita" disse mentre entravano in macchina.

Ellington percorse un chilometro sull'autostrada 47, per poi svoltare su una strada secondaria. Videro subito un’indicazione per la Casa per Ciechi Wakeman. Mentre si avvicinavano alla proprietà, Mackenzie iniziò a domandarsi perché qualcuno avesse scelto quella località sperduta e isolata per una casa per i non vedenti. Sicuramente c'era sotto una qualche motivazione psicologica. Forse stare in mezzo al nulla li aiutava a rilassarsi, lontano dai rumori costanti della città.

L’unica cosa che poteva affermare con sicurezza era che, man mano che gli alberi si facevano più fitti intorno a loro, cominciava a sentirsi sempre più distaccata dal resto del mondo. E per la prima volta da molto tempo, desiderò rivedere i paesaggi familiari della sua infanzia.




CAPITOLO TRE


La Casa per Ciechi Wakeman non era affatto come Mackenzie se la immaginava. Contrariamente al Dipartimento di Polizia e Penitenziario della Contea di Stateton, la Wakeman era una meraviglia di architettura moderna, e lo si notava anche prima di mettervi piede all’interno.

Le grandi vetrate ricoprivano quasi interamente la facciata dell’edificio. A metà del marciapiede che portava all’ingresso, Mackenzie poteva già scorgere l’interno. Vide un ampio atrio che pareva uscito da una spa. Aveva un aspetto accogliente ed invitante.

Quella sensazione aumentò una volta che furono dentro. Tutto era lindo e sembrava nuovo. Facendo qualche ricerca mentre arrivavano a Stateton, aveva scoperto che la costruzione della Wakeman risaliva soltanto al 2007. La novità era stata accolta con entusiasmo nella contea, poiché aveva creato nuovi posti di lavoro e aumentato il giro d’affari. Nonostante fosse ancora uno degli edifici più eminenti della cittadina, l’entusiasmo si era placato e l’edificio sembrava essere stato inghiottito dalle campagne circostanti.

Una giovane donna era seduta dietro un bancone curvo in fondo alla stanza. Li salutò con un sorriso, anche se era evidente che fosse turbata. Mackenzie ed Ellington la raggiunsero, si presentarono e furono invitati a sedersi nella sala d’attesa per aspettare Randall Jones.

Come si scoprì, Randall Jones era estremamente impaziente di incontrarli. Mackenzie era seduta da non più di dieci secondi quando la doppia porta che separava l’atrio dal resto dell’edificio si aprì. Si fece avanti un uomo alto che indossava una camicia e un paio di pantaloni chino. Anche lui sorrise presentandosi ma, proprio come l’addetta alla reception, non riuscì a mascherare la propria stanchezza e turbamento.

“Sono contento che siate arrivati subito” disse Jones. “Prima riusciamo a chiudere il caso, meglio è. I pettegolezzi stanno divampando.”

“Anche noi speriamo di concludere nel minor tempo possibile” disse Mackenzie. “Sa dov’è stato trovato il corpo di preciso?”

“Sì, in un roseto a meno di un chilometro da qui. Era il punto in cui originariamente sarebbe dovuta sorgere la Wakeman, ma per colpa di uno strano piano regolatore non è stato così.”

“Potrebbe accompagnarci là?” chiese Mackenzie.

“Certamente. Seguitemi.”

Jones li scortò oltre la porta da cui era arrivato. Al di là di essa c’era un minuscolo disimpegno che portava direttamente nella casa. Le prime porte che superarono erano uffici o sgabuzzini. Quell’area era separata dalle stanze dei residenti da una zona aperta adibita ad ufficio, dove un uomo e una donna sedevano dietro ad un bancone, proprio come in un ospedale.

Passando davanti alle stanze, Mackenzie sbirciГІ in alcune che avevano la porta aperta. Le camere erano piuttosto ampie e ben ammobiliate. In alcune vide anche portatili e tablet.

Nonostante si trovino in mezzo al nulla, a quanto pare i fondi non mancano, pensГІ.

“Quanti ospiti vivono qui?” chiese Mackenzie.

“Ventisei” disse. “E vengono da tutto il Paese. Abbiamo un anziano signore che è arrivato fin qui dalla California per i servizi eccezionali e la qualità di vita che offriamo.”

“Perdoni la mia ignoranza” disse Mackenzie, “ma che cosa si fa qui esattamente?”

“Be’, abbiamo corsi che includono un’ampia gamma di interessi. Naturalmente sono corsi particolari, adattati alle loro esigenze. Abbiamo corsi di cucina, di fitness, un club di giochi da tavolo e uno di quiz, corsi di giardinaggio, artigianato, cose del genere. Inoltre, un paio di volte l’anno, organizziamo delle escursioni per insegnare a nuotare o fare trekking. Abbiamo anche due animi intrepidi che praticano canoa ogni volta che usciamo.”

Sentire tutto quello fece sentire Mackenzie allo stesso tempo insensibile e felice. Non aveva idea che le persone completamente cieche potessero diventare brave a nuotare o andare in canoa.

Una volta giunti in fondo al corridoio, Jones li guidГІ verso un ascensore. Una volta dentro, iniziarono a scendere e Jones si appoggiГІ alla parete, chiaramente esausto.

“Signor Jones” disse Mackenzie, “sa come hanno fatto i giornali locali a imparare dell’omicidio?”

“Non ne ho idea” disse l’uomo. “Questo è uno dei motivi per cui sono così stanco. Ho interrogato a fondo il mio personale, ma ne sono usciti tutti puliti. È chiaro che c’è una fuga di informazioni, ma non ho idea della provenienza.”

Mackenzie annuì. Non c’è da preoccuparsi, pensò. Una fuga di notizie in una città tanto piccola è quasi scontata. Ad ogni modo, non dovrebbe intralciare le indagini.

L’ascensore si fermò, aprendosi su una sorta di seminterrato. C’erano alcune sedie sparse, ma Jones li portò alla porta dritto davanti a loro. Si ritrovarono all’esterno, proprio dietro l’edificio, davanti ad un parcheggio riservato ai dipendenti.

Randall li portò alla sua macchina e, una volta saliti, non perse tempo e accese subito l’aria condizionata. L’interno dell’auto era come un forno, ma il condizionatore rinfrescò velocemente l’abitacolo.

“Come ha fatto la signora Ridgeway a raggiungere il giardino?” chiese Ellington.

“Be’, considerato che ci troviamo nel mezzo del nulla, lasciamo ai nostri ospiti una certa libertà. In estate il coprifuoco è alle nove, mentre in autunno e in inverno, quando viene buio prima, lo anticipiamo alle sei. Il giardino di rose dove stiamo andando è un luogo dove alcuni dei nostri ospiti si recano giusto per uscire un po’. Come vedrete, è raggiungibile a piedi in breve tempo e senza pericoli.”

Randall fece manovra per uscire dal parcheggio e immettersi sulla strada. Si avviГІ in direzione opposta rispetto alla stazione di polizia.

La strada era un rettilineo che in lontananza curvava tra i boschi. Ma dopo soli trenta secondi, Mackenzie vide il cancelletto di ferro che delimitava il giardino di rose. Randall accostГІ in una piccola area adibita a parcheggio, dove si trovavano altre tre auto, una delle quali era della polizia.

“Lo sceriffo Clarke e i suoi uomini sono rimasti sul posto quasi tutta la notte, tornando stamattina presto.” disse Randall. “Quando ha sentito che stavate arrivando voi, ha dato ordine di sgomberare. Sapete, non vuole intralciarvi.”

“Lo apprezziamo, davvero” disse Mackenzie scendendo dall’auto nel calore soffocante di quella giornata.

“Sappiamo con certezza che questo è l’ultimo luogo in cui è stata Ellis Ridgeway” disse Randall. “Mentre usciva dalla casa ha incontrato altri due ospiti, e l’ho vista anch’io. Ulteriore prova di ciò è il filmato della telecamera di sicurezza. Si vede chiaramente che era diretta qui e tutti sanno che le piaceva fare passeggiate al tramonto. Lo faceva almeno quattro o cinque volte la settimana.”

“E non c’era nessun altro con lei?” chiese Mackenzie.

“Nessuno dei nostri. Ad essere sinceri non sono molte le persone che vengono qui nel bel mezzo dell’estate. Come sono certo avrete notato, l’afa qui è terribile.”

Mentre raggiungevano il lato est del giardino, Mackenzie fu quasi sopraffatta dagli odori. Riuscì a distinguere profumo di rose, ortensie e forse di lavanda. Immaginò che dovesse essere un piacevole diversivo per i ciechi, un modo per godersi appieno gli altri sensi.

Arrivati ad una curva del sentiero che proseguiva verso est, Jones si voltò e indicò alle loro spalle. “Attraverso quegli alberi, dall’altra parte della strada, si vede il retro della Wakeman” disse tristemente. “Ellis era vicinissima a noi quando è morta.”

Poi scese dal marciapiede e si strinse passando tra due grossi vasi di rose rosse. Mackenzie ed Ellington lo seguirono. Trovarono un cancello sul retro che era per lo più nascosto da tutti i fiori e la vegetazione. C’era uno spazio libero di circa un metro, occupato solo da erba.

Mentre lo attraversavano, Mackenzie capì all’istante perché sembrasse il luogo perfetto in cui un killer poteva appostarsi in attesa della propria vittima. Randall Jones l’aveva detto poco prima: nessuno veniva lì quando faceva troppo caldo. L’assassino di sicuro era a conoscenza di questo fatto e l’aveva sfruttato a proprio vantaggio.

“È qui che l’ho trovata” disse Jones indicando lo spazio vuoto tra i vasi e il cancello posteriore. “Era riversa a faccia in giù, piegata quasi a U.”

“È stato lei a trovarla?” chiese Ellington.

“Esatto. Ieri sera alle nove e quarantacinque. Quando ho visto che non era tornata dopo coprifuoco, ho iniziato a preoccuparmi. Dopo mezz’ora ho pensato di venire a vedere se fosse caduta o se avesse bisogno di aiuto.”

“Aveva addosso tutti i vestiti?” chiese Mackenzie.

“Mi sembra di sì” disse Randall, chiaramente sorpreso dalla domanda. “In quel momento non ho pensato di controllare in quel senso.”

“E non compare proprio nessun altro oltre a lei, sul filmato della videocamera?” chiese Ellington. “Nessuno la seguiva?”

“No, nessuno. Potrete controllare da voi quando torniamo, se lo desiderate.”

Mentre si facevano strada attraverso il giardino, Ellington fece una domanda che si agitava anche nella mente di Mackenzie. “Oggi sembra tutto molto tranquillo nella casa. Come mai?”

“Si può dire che siamo in lutto. La Wakeman è una comunità molto unita ed Ellis era molto benvoluta. Oggi ben pochi dei nostri ospiti sono usciti dalle proprie stanze, da quando abbiamo annunciato all’altoparlante che sarebbero venuti deli agenti da Washington per indagare sull’omicidio di Ellis. Immagino che siano sconvolti... spaventati.”

Inoltre, il fatto che nessuno l’abbia seguita esclude che l’assassino sia un altro ospite della struttura, pensò Mackenzie. La scarna documentazione sulla prima vittima dichiarava che l’omicidio era avvenuto tra le undici e mezzanotte... e ad una considerevole distanza da Stateton.

“Sarebbe possibile parlare con alcuni dei suoi ospiti?” si informò Mackenzie.

“Per me non c’è problema” disse Jones. “Naturalmente, se si sentiranno a disagio dovrò chiedervi di interrompere.”

“Ma certo. Credo che...”

Il suono del suo cellulare la interruppe. Quando controllГІ, vide sullo schermo un numero che non conosceva.

“Un secondo” disse rispondendo. Diede le spalle a Jones e rispose: “Sì, qui agente White.”

“Agente White, sono lo Sceriffo Clarke. Senta, so che ve ne siete appena andati, ma mi fareste un enorme favore se tornaste qui il prima possibile.”

“Ma certo. Va tutto bene?”

“Abbiamo avuto momenti migliori” disse. “Quel coglione di Langston Ridgeway è appena arrivato qui, pretendendo di parlare con voi dell’omicidio della madre. Sta facendo una scenata.”

Non si scappa alla politica, nemmeno in questo posto sperduto, pensГІ Mackenzie.

Infastidita, si sforzò di rispondere in modo professionale. “Ci dia dieci minuti” disse prima di riagganciare.

“Signor Jones, adesso dobbiamo raggiungere lo sceriffo” disse. “Al nostro ritorno potrebbe farci trovare la registrazione della videocamera di sicurezza?”

“Sicuramente” disse Randall riportandoli alla sua auto.

“E nel frattempo” aggiunse Mackenzie, “vorrei una lista di tutte le persone sulle quali nutre anche il minimo dubbio. Mi riferisco sia al personale che agli ospiti. Qualcuno che conosca il raggio d’azione delle telecamere.”

Jones annuì cupo. Dalla sua espressione si capiva che lui stesso aveva pensato a quella possibilità. Senza mutare espressione, avviò il motore e li riaccompagnò alla Wakeman. Lungo il tragitto, Mackenzie fu ancora una volta colpita dal silenzio di quella cittadina. Non era tranquillità, sembrava più la calma prima della tempesta.




CAPITOLO QUATTRO


Il primo pensiero di Mackenzie appena vide Langston Ridgeway fu che l’uomo somigliasse ad una mantide religiosa. Era alto e magro e quando parlava agitava le braccia in modo scoordinato, facendole somigliare a piccole chele. Non aiutava che gli occhi sembrassero uscire dalle orbite dalla rabbia, mentre sbraitava con chiunque tentasse di parlargli.

Lo sceriffo Clarke li aveva fatti entrare in una piccola sala riunioni in fondo al corridoio – la stanza non era molto più ampia del suo ufficio. Lì, con le porte chiuse, Langston Ridgeway si ergeva in tutta la sua statura, mentre Mackenzie ed Ellington sopportavano la sua furia.

“Mia madre è morta” si lamentò “e sono propenso a biasimare l’incompetenza del personale di quella maledetta casa. E dato che questa sottospecie di sceriffo si rifiuta di lasciarmi parlare con Randall Jones di persona, vorrei sapere cos’avete intenzione di fare voialtri tirapiedi dell’FBI.”

Mackenzie attese un istante prima di rispondere. Stava cercando di valutare il dolore dell’uomo per la perdita della madre. Dal suo comportamento era difficile dire se la sua rabbia fosse un modo per esprimere il dolore o se fosse di suo un uomo orribile a cui piaceva gridare ordini gli altri. Ancora non era riuscita a capirlo.

“Sinceramente” disse Mackenzie, “mi trovo d’accordo con lo sceriffo. In questo momento lei è ferito e arrabbiato, e mi sembra che stia cercando qualcuno da incolpare. Mi dispiace molto per la sua perdita, ma affrontare il direttore della struttura adesso sarebbe la cosa peggiore.”

“Incolpare?” chiese Ridgeway, evidentemente non abituato alle persone che non erano subito d’accordo con lui. “Se sono loro i responsabili di quello che è successo a mia madre, allora io...”

“Siamo già stati alla casa e abbiamo parlato con il signor Jones” disse Mackenzie senza dargli modo di terminare la frase. “Le posso assicurare che nella morte di sua madre sono entrati in gioco fattori esterni. E se anche ci fosse qualche responsabilità all’interno, il signor Jones sicuramente non ne sa nulla. Glielo posso assicurare con assoluta certezza.”

Mackenzie non capì se l’espressione scioccata sul volto di Ridgeway fosse dovuta al fatto che lei non fosse d’accordo con lui, o al fatto che l’avesse interrotto.

“E ha capito tutto da una sola conversazione?” chiese, chiaramente scettico.

“È così” disse lei. “Naturalmente le indagini sono ancora all’inizio, per cui non posso essere certa di niente. Quello che però posso affermare è che è molto difficile condurre indagini se ricevo chiamate che mi obbligano a lasciare la scena del crimine solo per ascoltare qualcuno che sbraita e si lamenta.”

Adesso la furia che emanava da lui era quasi palpabile. “Ho appena perso mia madre” disse, sussurrando ogni parola. “Voglio delle risposte. Voglio giustizia.”

“Benissimo” disse Ellington. “Vogliamo la stessa cosa.”

“Ma se vogliamo ottenere giustizia” disse Mackenzie “deve lasciarci lavorare. A quanto ho capito, lei ha una certa influenza da queste parti, ma francamente non mi importa. Abbiamo un lavoro da svolgere e non possiamo farci intralciare dalla sua rabbia, dolore o arroganza.”

Durante quella breve conversazione, lo sceriffo Clarke era rimasto seduto al piccolo tavolo, facendo del proprio meglio per reprimere un sorriso.

Ridgeway rimase in silenzio per un momento. Guardò alternativamente gli agenti e lo sceriffo Clarke. Annuì e, quando una lacrima gli rigò una guancia, Mackenzie pensò che il suo dolore fosse sincero. Tuttavia, riusciva ancora a scorgere la rabbia nei suoi occhi.

“Sono sicuro che siate abituati a comandare a bacchetta i poliziotti di provincia” disse Langston Ridgeway. “Ma lasciate che vi dica una cosa... se fate un buco nell’acqua con questo caso o se mi mancate ancora di rispetto, chiamerò Washington, parlerò con i vostri superiori e vi farò seppellire.”

La cosa triste è che crede davvero di poterlo fare, pensò Mackenzie. E forse è così, ma darei qualunque cosa per essere una mosca sul muro quando uno come Langston Ridgeway si metterà ad urlare contro a McGrath.

Piuttosto che aggravare la situazione, Mackenzie decise di rimanere zitta. Lanciò un’occhiata a Ellington al suo fianco e vide che stringeva e apriva ripetutamente i pugni... un trucchetto che metteva in pratica quando era sul punto di perdere le staffe.

Infine Mackenzie disse “Se ci lascerà svolgere il nostro lavoro in pace, non dovrà arrivare a tanto.”

Era chiaro che Ridgeway stesse cercando qualcos’altro da ribattere, ma alla fine si limitò a borbottare qualcosa, quindi girò i tacchi e uscì dalla stanza. A Mackenzie sembrava un bambino che faceva una scenata.

Dopo alcuni secondi, lo sceriffo Clarke sospirò piegandosi in avanti sul tavolo. “E adesso avete visto cosa mi tocca sopportare. Quel ragazzo crede che il sole giri intorno al suo culo viziato. E può continuare a lagnarsi di aver perso la madre finché vuole, ma in realtà è preoccupato che la stampa delle città più grandi scopra che aveva scaricato la madre in una casa di riposo... per quanto di lusso. Più di ogni altra cosa, è preoccupato per la propria immagine.”

“Sì, ho avuto la stessa impressione” disse Ellington.

“Crede che potrebbe metterci ancora i bastoni tra le ruote?” chiese Mackenzie.

“Non saprei, è imprevedibile. Farà tutto quello che crede possa servire a migliorare le proprie possibilità di ottenere l’attenzione pubblica, che in seguito si trasformerà in voti.”

“Bene, sceriffo” disse Mackenzie, “se ha un paio di minuti, perché non ci sediamo e ripassiamo tutto quello che sappiamo?”

“Non ci vorrà molto, perché non sappiamo granché.”

“Sempre meglio di niente” disse Ellington.

Clarke annuì e si alzò in piedi. “Andiamo nel mio ufficio, allora.”

Mentre percorrevano il corridoio, Mackenzie ed Ellington sussultarono quando Clarke all’improvviso gridò: “Ehi, Frances! Prepara del caffè, tesoro, ti dispiace?”

Mackenzie ed Ellington si scambiarono uno sguardo disorientato. Mackenzie stava cominciando a capire meglio lo sceriffo e il suo modo di gestire le cose. Anche se era un po’ rozzo, a Mackenzie non dispiaceva affatto, se si escludevano il linguaggio e il sessismo involontario.

Mackenzie ed Ellington sedettero alla scrivania di Clarke per riesaminare ila documentazione esistente sul caso, mentre fuori calava il buio.




CAPITOLO CINQUE


Poco prima che Frances arrivasse con il caffè, tornò l’agente Lambert. Adesso che non era più chino sul cellulare, Mackenzie si accorse che era giovane, doveva avere sui trent’anni. Trovava strano che fosse un altro agente a fare da braccio destro a Clarke, invece di un vicesceriffo, ma non diede peso alla cosa.

La cittГ  ГЁ piccola, si rammentГІ.

I quattro erano seduti alla scrivania di Clarke, intenti a riesaminare i documenti. Clarke sembrò più che contento di lasciare a Mackenzie il timone, che dal canto suo apprezzò il cambiamento nell’atteggiamento dello sceriffo... adesso la accettava come sua pari.

“Dunque, partiamo dal caso più recente” disse Mackenzie. “Ellis Ridgeway, cinquantasette anni. Come ho avuto modo di constatare di persona, ha un figlio estremamente arrogante ed egocentrico. A parte il fatto ovvio che era cieca, cos’altro potete dirmi su di lei?”

“In pratica è tutto” disse Clarke. “Era una signora dolce. Da quel che ho capito, tutti alla casa di riposo le volevano bene. Quello che mi spaventa di tutta questa storia è che l’assassino doveva avere confidenza con lei, giusto? Doveva sapere che sarebbe uscita dalla struttura per prenderla di mira.”

“Anch’io ci avevo pensato” disse Mackenzie. “Ma se queste morti sono collegate – e sicuramente lo sembrano – questo significa che se è stato qualcuno del posto che la conosceva ad ucciderla, di sicuro ha dovuto viaggiare parecchio. L’altra vittima era... a due ore e mezza da qui?”

“Quasi tre” confermò Clarke.

“Appunto” disse Mackenzie. “Sapete, per un po’ mi sono persino chiesta se potesse essere stato un altro ospite, ma Randall Jones mi ha assicurato che nessuno l’ha seguita ieri. A quanto pare è dimostrato dal filmato della videocamera, che però non abbiamo ancora visionato, grazie all’interferenza di Langston Ridgeway. In quanto agli ospiti o al personale, non ci sono prove che qualcuno sia uscito durante l’assenza della signora Ridgeway.”

“E poi, tornando al primo omicidio” disse Ellington, “dovremo andare a parlare con i parenti, presto. Cosa può dirci della prima vittima, sceriffo?”

“Be’, viveva in un’altra casa per non vedenti” disse. “E tutto ciò che so è nel fascicolo che avete anche voi. Come ho già detto, è a quasi tre ore da qui, praticamente nella Virginia occidentale. La struttura non è messa bene, a quanto ho capito. Più una scuola che una casa, credo.”

Fece scivolare verso Mackenzie il foglio con il breve verbale della polizia della prima scena del crimine. Era avvenuto in una città chiamata Treston, a circa quaranta chilometri da Bluefield, nella Virginia occidentale. Il trentottenne Kenneth Able era stato strangolato a morte. C’erano leggere abrasioni intorno agli occhi. Era stato trovato nascosto nell’armadio della stanza in cui passava la maggior parte del tempo nella struttura.

I fatti erano raccontati in modo robotico, senza dettagli. Anche se c’era scritto che le indagini erano in corso, Mackenzie dubitava che avessero preso sul serio il delitto.

Adesso però scommetto di sì, pensò.

Questa nuova morte era troppo lampante per negarla. Le vittime erano troppo simili, così come i segni di violenza sui corpi.

“Ho chiesto a Randall Jones di compilare una lista di dipendenti e persone connesse con la casa su cui nutre anche il minimo sospetto” disse Mackenzie. “Direi che la prossima mossa sia parlare con qualcuno a Treston per vedere se ci sono collegamenti.”

“Lo svantaggio è che Treston è maledettamente lontano” fece notare Ellington. “Anche se fila tutto liscio, dobbiamo mettere in conto il tempo necessario per spostarci. A quanto pare, non sarà possibile chiudere il caso così velocemente come l’illustre signor Ridgeway vorrebbe.”

“Quando arriverà il referto del medico legale?” chiese Mackenzie.

“Mi aspetto di sentire qualcosa entro poche ore” disse Clarke. “Anche se un esame preliminare non ha evidenziato niente di evidente. Né impronte digitali, né capelli o altro.”

Mackenzie annuì e tornò a guardare il fascicolo. Aveva appena iniziato a esaminarlo in modo più approfondito quando il suo cellulare squillò. Lo prese e rispose: “Qui agente White.”

“Sono Randall Jones. Come mi ha chiesto, ho quella lista di nomi. È piuttosto breve e comunque sono sicuro che tutti si dimostreranno estranei ai fatti.”

“Chi sono queste persone?”

“C’è un addetto alla manutenzione che non è molto affidabile. Ieri ha lavorato tutto il giorno, smontando poco dopo le cinque. Ho chiesto in giro e nessuno sembra averlo visto tornare. Poi c’è un altro uomo che lavora per i servizi sociali. A volte viene per fare giochi di società e passare un po’ di tempo con gli ospiti. Di tanto in tanto fa anche aiuta anche con le pulizie o a spostare mobili.”

“Potrebbe mandarmi nomi e recapiti per messaggio?”

“Ma certo” disse Jones, chiaramente non contento di dover considerare quegli uomini come sospettati.

Mackenzie terminò la chiamata e si voltò verso i tre uomini nella stanza. “Era Jones con due possibili sospettati. Un manutentore e un volontario che intrattiene gli ospiti. Sceriffo, a breve dovrebbero arrivarmi i nomi, le dispiace controllarli e...”

Il cellulare la avvisГІ che era arrivato il messaggio in questione. Lo mostrГІ allo sceriffo Clarke, che scrollГІ le spalle, scoraggiato.

“Il primo, Mike Crews, è il manutentore” disse. “So per certo che ieri sera non ha ucciso nessuno perché era con me a bere una birra al Rock’s Bar. E questo dopo essere stato a casa di Mildred Cann per aggiustare gratis il suo condizionatore. Quindi posso già dirvi che Mike Crews non è il vostro uomo.”

“E che mi dice dell’altro nome?” chiese Ellington.

“Robbie Huston. L’ho sempre visto soltanto di sfuggita. Se non sbaglio, lavora nei servizi sociali a Lynchburg. Da quel che so, alla Wakeman è considerato una specie di santo. Legge agli ospiti, è molto simpatico. Come dicevo, viene da Lynchburg, che si trova ad un’ora e mezza da qui, proprio sulla strada per Treston.”

Mackenzie tornГІ a guardare il messaggio di Jones e salvГІ il numero di Robbie Huston. Era una pista debole, ma almeno era qualcosa.

Guardò l’orologio e vide che erano quasi le sei. “Quando dovrebbero tornare il suo vice e gli altri agenti?” chiese.

“Presto. Comunque finora non mi hanno segnalato niente. Se intanto volete avviarvi, vi aggiorno se cambia qualcosa.”

“Per me va bene” disse Mackenzie.

Raccolse i fogli del fascicolo e si alzò in piedi. “Grazie per il suo aiuto.” disse allo sceriffo.

“Nessun problema. Vorrei solo poter fare di più. Se volete, posso chiedere alla polizia di stato di venire a darci una mano. Stamattina erano qui, ma se ne sono andati subito, però credo che alcuni agenti rimarranno in città per qualche giorno.”

“Le farò sapere se ce ne sarà bisogno” disse Mackenzie. “Buona serata, signori.”

Detto ciГІ, lei ed Ellington se ne andarono. La lobby era deserta e Frances a quanto pareva aveva finito il suo turno.

Nel parcheggio, Ellington esitò per un momento mentre prendeva le chiavi. “Hotel o viaggetto a Lynchburg?” chiese.

Mackenzie ci rifletté e, anche se la tentazione di proseguire le indagini fino a tardi era forte, pensò che contattare Robbie Huston telefonicamente sarebbe stata la stessa cosa che andare a Lynchburg di persona. Tra l’altro, iniziava a pensare che lo sceriffo Clarke sapesse il fatto suo e se lui non aveva sospetti su Huston, per il momento le poteva bastare. Era uno degli aspetti migliori del lavorare in una piccola città: quando tutti sapevano praticamente tutto di tutti, si poteva fare affidamento sulle opinioni della polizia del posto.

PerГІ vale comunque la pena telefonargli una volta che ci siamo sistemati, pensГІ.

“Hotel” disse. “Se non sarò soddisfatta della telefonata, faremo tappa a Lynchburg domani.”

“Prima di andare a Treston? Sarà un lungo viaggio.”

Lei annuì. Avrebbero fatto avanti e indietro parecchio. Forse l’indomani sarebbe stato meglio separarsi. Ma potevano discutere di strategia dopo aver preso una stanza con l’aria condizionata.

Nonostante Mackenzie non fosse attratta dal lusso, l’idea di un condizionatore in quel caldo opprimente era troppo allettante. Entrarono nella macchina bollente, Ellington abbassò i finestrini e si diressero a ovest, verso il cuore di Stateton.



***

L’unico motel di Stateton era un edificio quadrato sorprendentemente curato, chiamato Stateton Inn. C’erano solo dodici stanze, nove delle quali erano libere quando Mackenzie ne chiese una. Adesso che McGrath sapeva della loro relazione, lei ed Ellington non si preoccupavano più di prendere due camere solo per salvare le apparenze. Presero una singola con letto matrimoniale e, dopo quella giornata stressante passata a guidare nell’afa, ne fecero buon uso appena chiusa la porta alle loro spalle.

Dopo, mentre Mackenzie si faceva la doccia, non poté fare a meno di apprezzare la dolce sensazione di sentirsi desiderata. C’era dell’altro, però; il fatto che avessero iniziato a spogliarsi nel primo istante in cui erano soli e avevano un letto a disposizione la faceva sentire dieci anni più giovane. Era una bella sensazione, ma si sforzava in ogni modo di tenerla a freno. Vero, si stava godendo le cose con Ellington e, comunque si volesse chiamare quello che c’era tra loro, era una delle più cose più eccitanti e promettenti che le capitavano da anni; però sapeva anche che, se non fosse stata attenta, avrebbe interferito con il suo lavoro.

Mackenzie intuiva che anche lui lo sapeva. I rischi per lui erano gli stessi: reputazione, derisione e un cuore infranto. Anche se ultimamente non era sicura che fosse preoccupato di quest’ultima cosa. Più lo conosceva, più era certa che Ellington non fosse il tipo da andare a letto con chiunque o che trattasse male le donne, però sapeva anche che era appena uscito da un matrimonio fallito e procedeva con molta cautela nella loro relazione, se così la volevano definire.

Aveva l’impressione che Ellington non sarebbe rimasto scosso più di tanto se le cose tra loro fossero finite. In quanto a lei... non sapeva come l’avrebbe presa.

Mentre usciva dalla doccia e si asciugava, Ellington entrò in bagno. Forse avrebbe voluto unirsi a lei sotto la doccia, ma era arrivato tardi. La guardò malizioso, come sempre, ma il suo sguardo era anche carico di qualcos’altro; lei la definiva la sua “espressione da lavoro.”

“Che c’è?” gli chiese scherzosamente.

“Domani... non vorrei, ma forse dovremmo dividerci. Uno di noi può andare a Treston, mentre l’altro rimane qui a lavorare con la polizia e il medico legale.”

Mackenzie sorrise quando si rese conto di quanto a volte fossero in sintonia. “Stavo pensando la stessa cosa.”

“Hai preferenze?” le chiese.

“Non direi. Posso andare io a Lynchburg e Treston. Guidare non mi dispiace.”

Pensò che avrebbe protestato, insistendo per mettersi lui in viaggio. Sapeva che Ellington non amava particolarmente guidare, ma non gli andava nemmeno a genio l’idea di saperla sola per strada.

“Per me va bene” disse invece. “Se a fine giornata saremo riusciti a raccogliere informazioni dalla casa di cura a Treston e dal medico legale qui, forse riusciremo davvero a risolvere il caso velocemente come tutti si aspettano tutti.”

“Sarebbe fantastico” gli disse, poi lo baciò sulle labbra e uscì dal bagno.

Tornata in camera, si affacciò alla sua mente un pensiero che la fece sentire quasi un’innamorata persa, ma che era innegabile.

E se lui non prova le stesse cose che io provo per lui?

Nell’ultima settimana l’aveva sentito un po’ distante e, anche se Ellington aveva fatto del proprio meglio per nasconderlo, lei se n’era accorta.

Forse si ГЁ reso conto di quanto tutto questo potrebbe influenzare il nostro lavoro.

Era una buona motivazione, a cui anche lei pensava spesso. Però non poteva preoccuparsi di quello adesso. Con il referto del medico legale che stava per arrivare, il caso poteva essere ad un punto di svolta. E sapeva che, se la sua mente rimaneva concentrata su Ellington e su quello che significavano l’uno per l’altra, forse le indagini non sarebbero riuscite a decollare.




CAPITOLO SEI


Quando si separarono la mattina seguente, Mackenzie notò con sorpresa che Ellington era particolarmente serio. La abbracciò un po’ più a lungo del normale nella stanza del motel e quando Mackenzie lo lasciò alla stazione di polizia di Stateton sembrava piuttosto depresso. Dopo averlo salutato agitando la mano dietro il parabrezza, Mackenzie tornò sulla strada principale per il viaggio di due ore e quaranta minuti che la aspettava.

In mezzo ai boschi la ricezione del cellulare era irregolare. Riuscì a telefonare al secondo potenziale sospetto indicato da Jones, Robbie Huston, solo quando fu circa quindici chilometri fuori da di Stateton. Quando infine riuscì a far partire la chiamata, l’uomo rispose al secondo squillo.

“Pronto?”

“Parlo con Robbie Huston?” gli chiese.

“Sì. Chi è?”

“Sono l’agente Mackenzie White, FBI. Mi chiedevo se stamattina avesse tempo di scambiare qualche parola con me.”

“Ehm... posso chiederle a proposito di cosa?”

La confusione e la sorpresa dell’uomo erano sincere, lo si intuiva persino al telefono.

“A proposito di un’ospite della Casa per Ciechi Wakeman che credo conosca anche lei. Non posso rivelarle altro per telefono, perciò le sarei grata se potesse dedicarmi cinque, massimo dieci minuti del suo tempo. Sarò a Lynchburg tra circa un’ora.”

“Certo” disse l’uomo. “Lavoro da casa, quindi se vuole può venire direttamente al mio appartamento.”

Dopo aver ricevuto l’indirizzo, Mackenzie terminò la telefonata. Impostando il navigatore, constatò sollevata che per raggiungere l’appartamento ci sarebbero voluti solo venti minuti in più di viaggio.

Mentre raggiungeva Lynchburg non riuscì a concentrarsi sul caso in corso, distratta dalle centinaia di domande senza risposta che riguardavano il vecchio caso di suo padre e la recente morte che lo aveva riportato alla luce. Per chissà quale motivo, chiunque avesse ucciso suo padre aveva ucciso anche qualcun altro in modo molto simile.

E, ancora una volta, l’omicida aveva lasciato sulla scena un criptico biglietto da visita. Ma perché?

Aveva passato settimane a cercare di scoprirne il significato. Forse il killer era semplicemente sfacciato, oppure i biglietti erano stati lasciati per depistare le indagini... quasi stesse giocando al gatto col topo. Sapeva che sul caso c’era ancora Kirk Peterson, un umile e scrupoloso detective privato in Nebraska che Mackenzie non conosceva abbastanza da potersi fidare completamente di lui. Aveva l’impressione che il puzzle fosse quasi completo, ma che qualcuno avesse nascosto di proposito un pezzo, determinato a rimetterlo in tavola all’ultimo istante.

Non si era mai sentita tanto demoralizzata in vita sua. Non si trattava più soltanto di consegnare alla giustizia l’assassino del padre, ma anche di risolvere una volta per tutte un mistero durato decenni. Mentre era ancora persa in quei pensieri, il suo cellulare squillò. Vide sul display il numero dello sceriffo e rispose sperando che avesse qualche indizio da riferirle.

“Buondì, agente White” disse Clarke. “Senta, come avrà notato, la ricezione qui a Stateton fa schifo. C’è qui con me l’agente Ellington che vorrebbe parlare brevemente con lei. Non è riuscito a chiamarla con il suo cellulare.”

Rimase in linea sentendo i rumori del telefono che veniva passato a Ellington.

“Allora” fece lui “ti senti persa senza di me?”

“Non direi” disse lei. “Tra poco meno di un’ora ho appuntamento con Robbie Huston.”

“Ah, fai progressi. A proposito, ho in mano il referto del medico legale. Fresco fresco. Ti faccio sapere se scopro qualcosa. Tra poco dovrebbe arrivare anche Randall Jones, voglio chiedergli di farmi parlare con alcuni ospiti della casa.”

“Mi sembra una buona idea. Io invece nelle prossime tre ore ho in programma di guidare tra pascoli e campi deserti.”

“Che vita mondana” scherzò lui. “Chiamami se hai bisogno.”

Detto ciГІ, chiuse la comunicazione.

Era il loro solito scambio di battute e questo la fece sentire una sciocca per essersi preoccupata di cosa pensasse Ellington di quello che si stava sviluppando tra loro.

Con la telefonata che aveva interrotto il filo dei pensieri sul vecchio caso di suo padre, Mackenzie riuscì a concentrarsi meglio su quello attuale. Il termometro sul cruscotto la informava che fuori c’erano già trentuno gradi... e non erano nemmeno le nove del mattino.

Gli alberi ai lati delle strade erano incredibilmente spessi e stavano curvi come un tendone. Anche se avevano qualcosa di misteriosamente bello nella debole luce del mattino, Mackenzie non vedeva l’ora di trovarsi sull’ampia autostrada a quattro corsie che l’avrebbe condotta da Lynchburg a Treston.



***



Robbie Huston viveva in un piccolo complesso di appartamenti alla moda vicino al centro di Lynchburg. Era circondato da librerie universitarie e caffetterie che probabilmente riuscivano ad andare avanti grazie alla grande università privata cristiana che incombeva sulla città. Quando Mackenzie bussò alla sua porta alle 9:52, l’uomo aprì quasi immediatamente.

Sembrava sulla trentina e aveva i capelli ispidi e scompigliati, e una carnagione che faceva pensare a Mackenzie che avesse sempre ed esclusivamente lavorato dietro una scrivania. Era piuttosto carino e sembrava eccitato o nervoso di avere un vero agente dell’FBI a casa sua.

La invitò ad entrare e Mackenzie vide che l’appartamento era bello e moderno anche all’interno. La zona soggiorno, la cucina e lo studio erano tutti in un’unica, ampia stanza, con i diversi ambienti delimitati da divisori decorati e inondata dalla luce del sole che si riversava nell’appartamento attraverso due finestroni sulla parete opposta.

“Ehm... posso offrirle del caffè?” le chiese. “L’ho fatto stamattina, è già pronto.”

“Sì, grazie, lo prendo volentieri” disse lei.

Lo seguì in cucina, dove le riempì una tazza. “Latte? Zucchero?”

“No, grazie” disse lei. Ne assaggiò un sorso, lo trovò buono e andò dritta al punto. “Signor Huston, lei fa spesso volontariato alla Casa per Ciechi Wakeman, giusto?”

“Sì.”

“Con quale frequenza?”

“Dipende da quanto lavoro ho, in realtà. A volte riesco ad andarci solo una o due volte al mese. Ci sono stati mesi dove sono riuscito ad andarci una volta a settimana.”

“E di recente?” chiese Mackenzie.

“Be’, questa settimana ci sono andato lunedì. La settimana scorsa di mercoledì e quella prima lunedì e venerdì, direi. Posso farle vedere la mia agenda.”

“Magari più tardi” disse Mackenzie. “Parlando con Randall Jones, ho imparato che fa giochi di società e a volte aiuta con le pulizie o a spostare mobili. È esatto?”

“Sì, è così. A volte leggo anche dei libri ad alta voce.”

“A chi in particolare? Quali ospiti ha intrattenuto nelle ultime due settimane?”

“Un paio. C’è un anziano che si chiama Percy, con cui gioco a Apples to Apples, il gioco dei paragoni. Ci vuole qualcuno che lo aiuti a giocare, che gli legga in un orecchio cosa c’è scritto sulle carte. La settimana scorsa poi ho chiacchierato con Ellis Ridgeway di musica. Ho anche letto per lei.”

“E saprebbe dirmi quand’è che ha trascorso tempo con Ellis?”

“Le ultime due volte che sono stato là. Lunedì le ho fatto ascoltare Brian Eno. Abbiamo parlato di musica classica e le ho letto un articolo online su come la musica classica viene usata per stimolare il cervello.”

Mackenzie annuì, sapendo che era giunto il momento di giocare la carta migliore. “Ecco, mi dispiace molto dover essere io a dirglielo, ma Ellis è stata trovata assassinata martedì sera. Stiamo cercando di scoprire chi sia stato e, come sono certa capirà, dovevamo indagare su chiunque avesse passato del tempo con lei di recente. Soprattutto i volontari che non sono fissi nella struttura.”

“Oh mio Dio” disse Robbie, sbiancando in volto.

“Prima della signora Ridgeway c’è stata un’altra vittima in una casa di cura a Treston, in Virginia. Lei è mai stato là?”

Robbie annuì. “Sì, ma solo due volte. Una era per i servizi sociali che facciamo attraverso Liberty, la mia università. Ho dato una mano a rimodernare la cucina e progettare i giardini. Un mese o due più tardi sono tornato per aiutare come potevo. Per lo più solo per aiutare gli ospiti a socializzare.”

“Quando?”

Lui ci rifletté, ancora scosso per la notizia del duplice omicidio. “Quattro anni fa, direi. Facciamo anche quattro e mezzo.”

“Ricorda di aver conosciuto un uomo di nome Kenneth Able quando era là? Anche lui è stato ucciso di recente.”

Parve di nuovo perso nei proprio pensieri. Gli occhi sembravano congelati. “Il nome non mi dice niente, ma questo non significa che non abbia mai parlato con lui mentre ero là.”

Mackenzie annuì, sempre più certa che Robbie Huston non fosse affatto un assassino. Non poteva esserne certa, ma le sembrò di vedere le lacrime velargli gli occhi, mentre finiva di bere il caffè che le aveva offerto.

Meglio essere prudenti perГІ, pensГІ.

“Signor Huston, sappiamo per certo che la signora Ridgeway è stata uccisa a meno di un chilometro dalla Wakeman, tra le 19:05 e le 21:40 di martedì. Ha un alibi per quell’ora?”

Vide che per la terza volta si perdeva nei propri pensieri, poi però iniziò ad annuire lentamente. “Ero qui, nel mio appartamento. Ero impegnato in una conferenza telefonica con altre tre persone. Stiamo cercando di avviare una piccola organizzazione per aiutare i senzatetto qui e in altre città vicine.”

“Può provarlo?”

“Posso farle vedere da dove ho effettuato l’accesso. Credo anche che uno degli altri prenda un sacco di appunti sulle chiamate. Di sicuro avrà trascrizioni delle conversazioni con indicato l’orario e cose del genere.” Stava già andando verso il computer portatile che era su una scrivania davanti ad una delle finestre. “Ecco, se vuole le faccio vedere.”

Adesso Mackenzie era sicura che Robbie Huston fosse innocente, ma voleva accertarsene. Visto il modo in cui la notizia lo aveva sconvolto, voleva anche fargli sentire di essere stato utile. Così guardò da dietro la sua spalla mentre apriva il sito, effettuava l’accesso e apriva la cronologia delle ultime settimane. Vide che aveva detto la verità: aveva preso parte alla videoconferenza dalle 18:45 alle 22:04 di martedì.

Ci mise meno di cinque minuti a mostrarle gli appunti e le trascrizioni.

“La ringrazio davvero per il suo aiuto, signor Huston” gli disse.

Lui annuì, accompagnandola alla porta. “Due persone non vedenti...” disse cercando di capacitarsene. “Perché qualcuno dovrebbe fare una cosa simile?”

“È quello che sto cercando di scoprire” disse lei. “La prego di chiamarmi se le venisse in mente qualcos’altro di utile” aggiunse lasciandogli un biglietto da visita.

Lui lo prese, la salutò con un lento cenno della mano e chiuse la porta. Mackenzie si sentì come se avesse appena informato dell’omicidio i parenti della vittima, non un bravo ragazzo che sembrava avere davvero a cuore entrambe le vittime.

Quasi lo invidiava... provare sincero dispiacere per degli sconosciuti. Ultimamente vedeva i morti solo come cadaveri – ammassi di carne senza nome, ricchi di potenziali indizi.

Non era il modo migliore di vivere la sua vita, lo sapeva. Non poteva permettere che il lavoro cancellasse in lei la compassione. O la sua umanitГ .




CAPITOLO SETTE


Mackenzie accostò davanti alla casa per non vedenti di Treston alle 11:46, impiegandoci meno tempo di quanto avesse previsto il navigatore. Una volta davanti all’edificio, però, Mackenzie ricontrollò che l’indirizzo che Clarke le aveva fornito fosse giusto. La casa di cura sembrava troppo piccola, non era più grande di un negozio. Era situata nella parte più occidentale di Treston, che, anche se molto più grande di Stateton, non era comunque nulla di eccezionale. Anche se la città era molti passi avanti rispetto allo squallore provinciale di Stateton, aveva solo due semafori. L’unica cosa che la rendeva più urbana era il McDonald’s su Main Street.




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